domenica 30 settembre 2012

Dalla Cervogia alla Ale: breve viaggio nella birra medievale


Im Leben ward ich Gambrinus genannt,
König zu Flandern und Brabant.
Ich hab aus Gersten Malz gemacht
und Bierbrauen zuerst erdacht.
Drum können die Brauer sagen,
daß sie einen König zum Meister haben.

(In vita Gambrino fui chiamato / re delle Fiandre e del Bramante / dall'orzo il malto ho creato / e per primo l'arte di far la birra ho inventato / ecco perchè i birrai dire potranno  / che per maestro un Re lor hanno )

Questi versi sono tratti da una ballata popolare tedesca che narra di Gambrinus, mitico re germanico, inventore della birra, e ci dicono già molto del rapporto tra i tedeschi e la loro amata bevanda bionda.
Grato per il dono della birra il popolo germanico pensò  addirittura di santificare il leggendario Re,  e per i posteri divenne Sanktus Gambrinus. In effetti vi sono molti dubbi circa la reale esistenza di questo sovrano, e persino la sua presunta data di nascita ci è ignota. Secondo la leggenda, sarebbe un contemporaneo di Carlomagno, ma ciò che importa è che sarebbe proprio lui l' inventore della birra .


La storia ufficiale però segue ben altre strade:  birra era  infatti nota già ai tempi di Tacito, il quale descriveva con ribrezzo i guerrieri Galli che bevevano enormi quantità di quella bevanda, definito dal Romano "barbaro vino di orzo", soprattutto quando li vedeva poi sdraiati su pelli d'orso, fino ad ubriacarsi indecentemente.    Precedentemente però già Catone e Plinio il Vecchio avevano descritto la cervogia, definendola una sorta di bevanda nazionale germanica.
   Gambrinus resta comunque una figura leggendaria per la Germania, una sorta di San Nicola pagano, che invece di dispensare doni ai bambini, porta la birra ai suoi connazionali. 

    Nel corso del medioevo in Germania  si perfezionerà l'arte di preparare la birra: la bevanda diventa velocemente un elemento basilare anche nella dieta monastica, e le prime birrerie artigianali sono proprio legate ai monasteri benedettini, e proprio tra le mura monastiche si inizia a conservare la bevanda in un recipiente di rame al posto del coccio, per  conferire alla birra migliori caratteristiche organolettiche.

    
La birra viene ancora aromatizzata con rosmarino, ginepro, ed altre spezie, e soltanto dal 1270 in poi si inizia ad utilizzare il luppolo di cui se ne scopre l’ottimo connubio con il malto d'orzo. Ogni produttore comunque si regola in materia come vuole, secondo il gusto personale o la convenienza economica (il luppolo era troppo costoso a quei tempi) e quindi il gusto della bevanda resta "anarchico" per lungo tempo.

Solo nel 1516, il celebre editto di Guglielmo IV di Bavaria porterà una precisa regolamentazione circa la corretta preparazione della birra, come prescritto nel "Reinhetsgebot", letteralmente "legge della purezza".
Qui si stabilisce che: "....d'ora in avanti nelle nostre città, mercati e paesi, non sia usata o venduta alcuna birra con altri ingredienti che non siano solo luppolo, malto d'orzo e acqua....." e si stabiliscono pesanti sanzioni per i contravventori.
   
I controlli contro la contraffazione della bevanda erano molto rigorosi: i Notai venivano mandati nei vari luoghi di produzione, o nelle Gasthaus dove la birra veniva commercializzata, per verificarne la purezza: spesso il notaio versava  una pinta di birra su una panca di legno e vi faceva sedere il mastro birraio (Braumeister) che l'aveva prodotta. Se, asciugandosi, i calzoni di cuoio non rimanevano attaccati alla panca, allora la birra era genuina e non succedeva nulla. Se invece le brache rimanevano attaccate al legno significava  che la birra era stata aromatizzata con altri materiali, tra cui la resina, ed allora cominciavano i guai! 


Il malcapitato veniva immerso in un pentolone della sua stessa birra, con grossi pezzi di ghiaccio, e l'imbroglione si beccava come minimo una polmonite, ma se il pentolone era pieno di birra bollente, il rischio era quello di morire lessati...

Anche nella antica Britannia si preparava birra di orzo, aromatizzata con rosmarino e verbena,  ed i conquistatori Romani la bevevano volentieri, una volta che le scorte del loro vino si erano trasformate in un imbevibile aceto... 
I britanni che volevano vendere la propria birra piantavano davanti alle loro case un palo con dell'edera, per segnalare che erano disponibili al commercio.
Anche in Inghilterra la birra veniva prodotta e bevuta in grandissime quantità, ma il popolo beveva birra pura solo nelle grandi occasioni; per il resto dell'anno doveva accontentarsi di una birra leggera, ricavata dagli scarti dell'orzo. In ogni contea si produceva un tipo di birra diverso, ed ogni produttore vantava la miglior birra dell'impero, anche se tradizionalmente la migliore era considerata quella del Wessex, nel sud-ovest del regno.



I re anglosassoni commemoravano i loro morti in battaglia con lunghi e fastosi banchetti (come ci testimoniano documenti medievali), durante i quali i nomi dei caduti venivano salutati con lunghi brindisi con la birra. 
Nel celebre epos anglosassone Beowulf,  l'eroe affronta il  mostro Grendel - che era solito uccidere e mangiare i commensali dei banchetti proprio perchè questi si attardavano troppo a bere. Anche Beowulf  è un grande bevitore di  birra, ma l'eroe ha il dono di non ubriacarsi, mentre gli uomini della sua squadra cadono uno dopo l'altro a terra ubriachi. Ovviamente Grendel ha gioco facile con loro, e così il povero Beowulf é costretto a combattere da solo e vincere, uccidendo infine l'odiato mostro. 



Anche in Inghilterra però - come in Germania -  la birra veniva aromatizzata con le spezie più diverse, così, già nel 1200, si crea il codice di Hywel Dda, con il quale si dettano regole di produzione e di mercato, stabilendo pesanti sanzioni per i contravventori.
Soltanto dopo il 1400 però  comincerà la vera produzione industriale, ed il consumo aumenterà, e quindi nel 1454 Enrico IV concede la prima patente di fabbricazione della storia inglese, alla Brewers' Company (Corporazione birraria).


Come si sviluppa la storia della birra nel medioevo italiano?  anche in  Italia - malgrado la prevalenza storica del vino - alcune popolazioni sub alpine sono contagiate dalla bevanda "barbara", e forse la prima città dove venne prodotta localmente della birra fu Pavia, essendo capitale longobarda nel V° secolo.  Poi furono gli stessi conquistatori longobardi ad insegnare la lavorazione ai locali, forse dopo aver esaurito le loro scorte originali. Ma quelle produzioni durarono probabilmente solo per il tempo dell'invasione longobarda.

Un grande sviluppo al consumo ed alla produzione della bionda bevanda in Italia è però legato all'imperatore Barbarossa: con lui infatti arriva in Italia la birra vera, quella  prodotta dai tedeschi. Tra gli italiani però il consumo di birra stenta a crescere, poiché la bionda bevanda é strettamente collegata al nordico invasore, quindi guardata con sospetto, se non con vero rancore.


I frati dei conventi invece attribuiscono alla birra poteri medicinali, e  quasi ogni Abbazia in Italia produce la sua birra nel medioevo, spesso tramandndone l'uso sino ai nostri giorni.  Ma la birra non viene ancora considerata vera bevanda da tavola,  perchè  somministrata ai convalescenti come ricostituente, o alle partorienti per produrre più latte, oppure  ad altri malati. E' una birra forte, densa, corposa, carica di zuccheri e proteine. Le famose birre d'Abbazia belghe ne conservano tuttora la memoria storica.
Il nome stesso che in Italia si attribuisce alla birra è diverso: Cervogia, (la cui eco oggi resta nel suo nome spagnolo, Cerveza, appunto...) con chiara derivazione da "cereale"che risale a sua volta da Cerere, la dea romana del raccolto e delle messi, del grano e dell'orzo, la Grande Madre della Terra dalla quale scaturisce la vita.


1 commento:

  1. Gran bel post, intenso e aromatico, ma anche fresco e sapido.. come una buona weissbier!

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