martedì 26 giugno 2012

Piccola lezione di inglese: il cibo nella lingua inglese -Part 1

Con questo post iniziamo - un po' per gioco, un po' seriamente - un breve percorso attraverso le differenze e le affinità linguistiche tra Italiano ed Inglese nell'ambito della cultura alimentare, dello stare a tavola e di tutto ciò che gira attorno all'idea del mangiare e del buon vivere.

Il cibo gioca un ruolo fondamentale nella nostra cultura orale, in modo consapevole o meno, tutti noi usiamo (ed a volte abusiamo di ) modi dire legati al cibo, quando parliamo. Non è un caso che l'invito a parlare chiaro, in modo diretto che rivolgiamo a chi invece fa il contrario suoni proprio così: Parla come mangi!"
I riferimenti "alimentari" nella lingua italiana sono molto frequenti, e spesso rispecchiano le nostre ataviche abitudini a tavola; frasi o proverbi come "aver il prosciutto sugli occhi" o "dare pane e noci", "non rompere le uova nel paniere", "essere un pezzo di pane" oppure il sempre verde "una mela al giorno toglie il medico di torno" sono noti a chiunque parli italiano, e non hanno bisogno di grandi spiegazioni.

Qualche coraggioso turista  talvolta si avventura in una  sorta di traduzione 1:1 di questi proverbi in inglese, cercando di fare bella figura a Londra o a New York, con risultati a dir poco esilaranti (qualcuno di voi c'ha provato, ammettetelo..)!
Il bello dei modi di dire e dei proverbi è che riflettono la propria cultura, riferendosi alle proprie radici e conoscenze, quindi non possono essere "tradotti", in  quanto la cornice di partenza è diversa.

Anche l'inglese ha i suoi idioms (questo il nome) ed alcuni di essi hanno radici alimentari, proprio come in  Italia, eccone una piccola selezione, tra i più comuni:

  • a bad egg (letteralmente un uovo cattivo): essere un tipo poco raccomandabile
  • a big cheese (lett. un grande formaggio): un pezzo grosso, un pezzo da 90
  • bread and butter (lett. pane e burro): ciò che basta per vivere, lo stretto necessario
  • bring home the bacon (lett. portare a casa la pancetta): portare a casa il pane, guadagnare- In questo caso si nota l'assenza del concetto di pane come alimento base (in Italia) sostituito dal maiale, tipico dei popoli del nord..
  • cool as a cucumber (lett. freddo come  un cetriolo): essere freddo, mai nervoso
  • couch potato (lett. patata da divano): persona molto pigra, che ama passare il tempo sul divano sgranocchiando patatine, alla Homer Simpsons..
  • cup of tea (lett. tazza di thè): il passatempo/ il piacere favorito (in  Inghilterra!)
  • eat humble pie (lett. mangiare una torta di modestia): andare a Canossa, fare penitenza pubblica
  • finger in the pie (lett. il dito nella torta): avere voce  in capitolo

Curiosi...? vi è venuta l'acquolina in bocca? Did I make your mouth water..? Bene, allora dovrete attendere la seconda puntata. Al prossimo post. 


domenica 17 giugno 2012

Il tricolore e la Quattro stagioni: breve excursus sulla pizza

All'inizio fu il pane, ancora lui, il centro dell'alimentazione mediterranea, in tutte le sue sfumature ed accezioni culturali: la primitiva focaccia di cereali fu preparata forse dai Fenici, e qui era impressa l'immagine della Dea Astarte;  poi venne il pane azzimo degli Ebrei, non lievitato, consumato durante la Pesach, a ricordo della fretta  e l'urgenza della fuga dall'Egitto, una situazione che rese impossibile attendere la lievitazione delle pagnotte, che quindi si mangiarono così, basse e piatte..
Forse proprio grazie al contagio della cucina kosher in Europa ecco arrivare le prime focacce, vere e proprie antenate della pizza moderna: semplici fondi per raccogliere zuppe, carni ed altri alimenti a mo' di piatti che poi venivano consumati insieme al cibo stesso. La tradizione della focaccia (etimologicamente legata al "foco", ovvero cotta nel focolare)  inizia ad invadere lo stivale, dalla Liguria alle Due Sicilie, durante il Medioevo, assumendo ovunque la stessa forma circolare, schiacciata, ovvero pinsata, poi pinzata ed infine pizzata, da cui il termine Pizza.
La focaccia /pizza resta però - per gran parte della sua storia alimentare - un semplice accompagnamento di altre pietanze, assumendo, di volta in volta, un sapore diverso, dovuto alla salsa o sugo a cui si avvicinava.
Il suo sapore originale è indefinito, esso nasce - per così dire - per contatto, e proprio perchè neutro si accompagna bene alla carne, ai salumi o alle verdure, con cui spesso viene farcita in fase di cottura al forno.
Lentamente la pizza diventa un elemento culturale nazionale, che abbatte le barriere regionali, caratterizzando la nascente "italianità" durante il 19° secolo.




Curiosamente però la fortuna della pizza come elemento alimentare italiano per eccellenza, si deve all'aggiunta del pomodoro, ovvero un elemento estraneo alla natura europea, un frutto "americano" (al pari del mais, che ci darà la polenta, o del cioccolato cibo sacro dei Maya...) che poi diventerà, nel tempo, la koinè nazionale.
La leggenda attorno alla nascita della Pizza Margherita è ben nota, la sua storia è però ammantata da leggenda, proprio come ci si aspetta da un mito,  eppure la sua caratteristica cromatica non può lasciare dubbi: il bianco il rosso ed il verde sono i colori della neonata bandiera Italiana (con lo stemma dei Savoia al centro, nel 1861) ed il bianco della mozzarella, il verde del basilico ed il rosso del pomodoro non possono non richiamarne la memoria...




Oggi la Pizza è il miglior manifesto dell'Italianità nel modo, ma la sua fama internazionale ne ha ormai modificato la natura, la forma, e persino il sapore, che varia nelle diverse parti del mondo... Eppure per noi, per la nostra tradizione, per il nostro palato, la pizza resta ancora e sempre  il centro del convivio, l'elemento unificante di un popolo e del buon vivere italiano.

domenica 10 giugno 2012

Cum Grano salis

Il grano ed il sale: se volessimo trovare gli elementi costituenti della cultura occidentale sin dai suoi albori, eccoli qui. Gli ingredienti alla base del pane, della vita stessa nella sua accezione classica, nella tradizione greco - romana, tanto che per Omero gli uomini erano sostanzialmente "mangiatori di pane", ovvero artrofagi, in opposizione ai barbari (balbettanti, secondo l' etimologia, ovvero incomprensibili) che si cibavano di sola carne, come gli animali..

L'opposizione uomo civilizzato - barbaro è quindi sin dall'inizio anche  un'opposizione alimentare, laddove il pane non è un alimento naturale, spontaneo (come la carne e le verdure), ma è un prodotto, che richiede abilità e conoscenza, che quindi delinea l'uomo evoluto.

Il grano è  da sempre sinonimo di ricchezza, i mulini medievali erano vere e proprie banche, ed il loro possesso (e la loro presenza in una città) determinava il potere economico e politico tout court: a Narni nel medioevo l'accesso ai mulini è regolamentato sin nei dettagli, con tanto di proibizioni e leggi da rispettare, ed il furto del grano è un crimine punibile persino con la morte!


Il nostro territorio, la campagna Umbra, è caratterizzata dai campi di grano, il paesaggio collinare - soprattutto d'estate - ci presenta un alternarsi di spighe dorate ed erba, di papaveri rossi ed immensi campi gialli che fanno da sfondo alle torri ed ai castelli sulle colline.



Il sale è  il secondo elemento di questa civiltà: anch'esso simbolo di ricchezza, pratica e simbolica (cum grano salis per  i romani, ovvero: con un po' di saggezza...) per tanti motivi: il sale conserva le pietanze, le fa durare nel tempo, è un'ottima medicina naturale contro i germi che possono attaccare il cibo crudo ed inoltre è una spezia (al pari del pepe) ed ha un valore economico.
Il termine salario, che indica la paga dei soldati romani, è un'eco del pagamento fatto in sale ed ancora oggi, quando ci riferiamo ad un oggetto costoso, diciamo che è "salato" !

Il grano ed il sale rappresentano l'identità del nostro popolo, una parte importante della nostra cultura, non solo di quella alimentare, ma la sostanza delle nostre radici, che si incontrano nell'alimento per eccellenza, la Pizza, ma questa è un'altra storia...
To be continued...