lunedì 19 novembre 2012

L'italiano che si parla (e si mangia) a Brooklyn

Ricordate il post dedicato alla cucina italiana negli States? In quell'occasione avemmo modo di chiarire qualche dubbio riguardo alla "percezione" della tradizione italiana negli USA, alla ricerca delle "deviazioni" culinarie che la nostra cara cucina ha subito nei secoli da quelle parti, ed oggi vogliamo fornirvi un esempio molto caratterizzante di questa italianità a stelle e strisce, avvalendoci di parole e musica.



Partiamo da un film: una delle opere "cult" di Woody Allen è senza dubbio "Broadway Danny Rose", del 1984, opera in cui proprio un ristorante, il Carnegie Delicatessen Restaurant di New York, gioca un ruolo chiave: qui infatti  si incontrano i personaggi che ricorderanno le gesta "eroiche" del semi-fallito talent scout Danny Rose, con tenerezza ed allegria, e che rappresentano un po' il coro di questa commedia umana dello show business di New York.

I personaggi mangiano italiano, molti di loro sono di origine italiana, altri invece ebrei (come il protagonista ed Allen stesso d'altronde, regista che deve molto all'umorismo Yiddisch di Graucho Marx..) e comunque tutti orgogliosamente Newyorchesi che amano la cucina italiana sopra ogni cosa.

La colonna sonora della loro chiacchierata iniziale è una canzone di un curioso crooner italo-americano, tale Nick Apollo Forte, che canterà lo stesso pezzo anche durante un pranzo di cerimonia - come si addice alla tradizione dei matrimoni italo-americani - più avanti nel film.
La canzone in questione si chiama "Agita" e la lingua usata è un curiosissimo mix di italiano ed inglese nella pura tradizione di Brooklyn, un testo che vale la pena trascrivere qui:


“Agita“
(by Nick Apollo Forte)

Una two!
Agita
My cumpà in the panzo
When I eat, he gets a treat
Like a canzò
He enjoys every meal
Every bite that I steal
Agita
My cumpà in the panzò

Za da da da da|boom cha boom cha

Some people like their pizza, some people like-a suffrite
And others like hot pepper on everything they eat
You’ll hunger with a vuole to taste that baccalà
Then all at once you think, ”Will I answer to cumbà?”

Ba ba ba ba bum|cha cha dum

My lovely, lovely woman, I hate to see her cry
But when I start to mangia, I get the evil eye
My vuole’s getting stronger
Ah, the hell with my cumpà
Then I get it from my woman, che te pozzeno schiattà

Agita
My cumpà in the panzo
When I eat, he gets a treat
Like a canzoò
He enjoys every meal
Every bite that I steal
Agita
My cumpà in the panzò....

Nel testo si nota una radice dialettale imprecisa, come spesso avviene per la percezione degli americani dei nostri dialetti (in una serie famosa, i Griffin, il parlare/gesticolare imitando l'italiano è ritenuto sufficiente per farsi capire...) e parole tipo "cumpà" e "panzo", ma anche termini gastronomici come pizza, suffritte e baccalà e persino una parolaccia (non percepita tale però dagli americani) come    "Che te pozzeno schiattà" !

Insomma: l'immaginario culinario italiano negli USA si è a lungo nutrito anche di queste commistioni tra italiano ed inglese, e la musica, il cinema e persino la TV fanno la loro parte per tramandare una sorta di "affettuoso pregiudizio" sulla vera natura dell'italianità.

3 commenti:

  1. .....e noi schiattiamo di risate! :-D

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  2. There's another subtitle with slightly different spellings, but it's just as ridiculous:

    Una, two...!

    Agita, my gumba, in the banzone
    When I eat, he gets a treat like a canzone
    He enjoys every meal, every bite that I steal
    Agita, my gumba, in the banzone

    Shaba-daba-dam
    Shaba-daba-dam

    Some people like their pizza, some people like-a suffrite
    And others like hot pepper on everything they eat
    You hunger with a vuole to taste that bacala
    Then all at once you think "Will I answer to gumba?"

    Ba-ba-ba-ba-bam
    Ba-ba-ba-ba-bam

    My lovely, lovely woman, I hate to see her cry
    But when I start to mangia, I get the evil eye
    My vuole's gettin' stronger, ah, to hell with my gumba
    Then I get it from my woman, che de botts a na sciatta

    Agita, my gumba, in the banzone
    When I eat, he gets a treat like a canzone
    He enjoys every meal, every bite that I steal
    Agita, my gumba, in the banzone

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